Prosegue la nostra analisi dei sistemi di monetizzazione nei videogiochi, nell’articolo precedente abbiamo visto i sistemi premium e freemium, ora è il turno del sistema free to play. I videogiochi free to play, o free to start, sono videogiochi che permettono ai giocatori di fruire gratuitamente dei prodotti base, con la possibilità di sbloccare contenuti e funzionalità extra a pagamento.
I giochi di questo tipo possono nascere per diverse motivazioni:
• Sviluppatori amatoriali/indie alla prima esperienza.
• Sviluppo di un serious game pro bono magari in collaborazione con un ente esterno o un’istituzione di un certo tipo
• Giochi free to play utilizzati come advertising per altri prodotti (advergame)
• Specialmente in ambito mobile, in particolare su sistemi android, si tratta di una tipologia di videogiochi che va per la maggiore e se ben utilizzato il metodo free to play può assicurare ricavi elevati.
I free to play si suddividono in generale in:
Sono i giochi rilasciati in maniera totalmente gratuita per il pubblico, e su cui, in genere, lo sviluppatore ha deciso di non investire più.
Soffrono di obsolescenza relativamente rapida poiché non esistono patch di aggiornamento o non sopravvivono al ricambio generazionale.
Giochi gratuiti, ma con alcuni contenuti a pagamento, non influenti sull’esperienza ludica dei videogiocatori (contenuti cosmetici/estetici). Il meccanismo del ‘giocare per migliorare, senza scorciatoie’ è sia forza che debolezza di questi giochi: rispettano il gameplay classico dei giocatori che puntano a migliorare col tempo, ma soffrono la concorrenza dei free-to-play ‘impuri’ basati sul pay-to-win.
Definiti anche pay-to-win, sono giochi che puntano a far lucrare il più velocemente possibile gli sviluppatori: si vendono contenuti aggiuntivi (potenziamenti, item, …) che rendono un giocatore più forte, senza uno sforzo che non sia quello economico.
Pur trattandosi di free-to-play è possibile monetizzare attraverso l’utilizzo di ads, ovvero attraverso pubblicità inserite all’interno delle sessioni di gioco.
Da non confondere con gli advergame, ovvero quei prodotti interamente concepiti per veicolare un messaggio pubblicitario.
Tipici del mondo mobile, esistono diversi tipi di ads:
Annunci piazzati in posizioni specifiche che non influenzano direttamente il corso di gioco, paragonabili alle pubblicità presenti nel mondo ‘reale’; grazie alla connessione internet possono essere aggiornati a piacimento.
Si tratta di veri e propri trailer pubblicitari che interrompono lo svolgimento del gioco per promuovere app, altri giochi o prodotti extra gaming.
Definiti anche audiomob, sono i corrispondenti audio dei trailer pubblicitari sopracitati.
I giochi free to play spopolano nel mercato mobile: solitamente seguono la logica del ‘grind-spam-pay‘.
Con grinding ci si riferisce all’eseguire task ripetitivi di solito per un vantaggio di gioco o un bottino(es: level up dei personaggi), ma in alcuni casi per benefici puramente estetici o cosmetici.
Il grinding è un meccanismo ‘controverso‘ non sempre apprezzato dai giocatori: molti free to play propongono operative ripetitive e sessioni di gioco in cui avviene uno spam pubblicitario frequente, portando il giocatore a voler bypassare le fasi di grinding; per saltare o velocizzare queste fasi o eliminare lo spam, al giocatore viene proposto di pagare una cifra in denaro.
Investimenti di questo tipo necessitano di continua produzione di contenuti da parte degli sviluppatori: non si tratta di prodotti one-shot, ma di videogames pensati come servizio, detti games as a service (GaaS), per i quali va progettato un supporto che duri nel tempo.
Nel prossimo articolo conludiamo il nostro percorso nei sistemi di monetizzazione con un analisi su come progettare un prodotto free to play.